I fatti di cronaca degli ultimi mesi hanno riproposto con veemenza il problema dei flussi migratori dall’Asia e dall’Africa verso l’Europa. Attualmente qualsiasi dibattito politico a tutti i livelli, da quello locale a quello nazionale ed europeo, non può prescindere da questo tema: c’è chi ritiene l’immigrazione una risorsa, chi un evento ciclico e strutturale tipico di tutte le popolazioni, chi lo considera un problema dal quale difendersi.
Osservando il fenomeno da un punto di vista storico, si può notare come nel corso dei secoli intere comunità si siano spesso messe in cammino con l’obiettivo di trovare luoghi dalle condizioni abitative più agevoli dove potersi insediare. Gli spostamenti delle popolazioni sono stati causati da carestie, condizioni climatiche sfavorevoli, guerre e persecuzioni. Nei tempi più recenti, si possono trovare casi come quello della Germania, che negli anni della crescita industriale del dopoguerra ha esplicitamente richiesto forza lavoro dai paesi mediterranei dell’Europa meridionale. Nell’ambito economico, risulta esemplare il caso degli Stati Uniti, divenuti una potenza mondiale proprio grazie al capitale umano, spesso altamente specializzato, proveniente dai diversi angoli del pianeta.
I partiti ed i movimenti politici più populisti ed estremisti in Europa tendono ad evidenziare gli aspetti potenzialmente negativi del fenomeno migratorio. Le argomentazioni sono varie ed includono spesso la minaccia di perdita di posti di lavoro, il pericolo di un aumento del tasso di criminalità e di rischio sociale, la possibile diffusione di epidemie e l’elevato costo sociale derivato dalla gestione del fenomeno.
Nel dibattito politico ci si dimentica tuttavia di citare anche i vantaggi che i flussi migratori portano con sè: in Europa, la fascia di popolazione che nel 2050 sarà più numerosa, consisterà in quella che comprende i cittadini tra i 60 e i 70 anni. Se non si accoglieranno “forze fresche” nei prossimi decenni, si andranno incontro a forti squilibri demografici, che avranno un impatto negativo sulla spesa pubblica e sull’impianto produttivo del continente. Ecco quindi che accogliere gli immigrati, la cui età è generalmente bassa, ed integrarli costruttivamente nella società e nel mercato del lavoro europeo, può costituire una strategia vincente da opporre al declino demografico in atto.